Il secondo tragico Fantozzi
Regia: Luciano Salce
Con Paolo Villaggio, Anna Mazzamauro, Gigi Reder, Liù Bosisio, Plinio Fernando, Ugo Bologna, Antonino Faà Di Bruno
Italia, 1976
"Il secondo tragico Fantozzi" è quello de "Per me, la corazzata Kotiomkin, è una cagata pazzesca!", e tanto basta. La battuta è così folgorante, divertente e storica che si potrebbe chiudere qui la recensione.
In realtà questo classico è molto di più, ci mancherebbe. Il film è strutturato come una serie di gag autoconclusive nelle quali Fantozzi e gli altri impiegati della megaditta sono immersi in situazioni grottesche al limite del surreale. Da questo punto di vista il film va visto come uno dei capostipiti di un genere che non si limita alla saga di Fantozzi, e che negli anni successivi ebbe come epigoni pellicole nelle quali venivano ridicolizzati dei personaggi scemotti, imbranati e sottomessi (per esempio lo stesso Paolo Villaggio interpretò il personaggio di Fracchia).
"Il secondo tragico Fantozzi", oltre alla qualità di alcune gag, si caratterizza anche per la forte satira sociale, di cui era intriso anche il primo film della serie.
E' bene notare che questa satira è sviluppata da due angolazioni. L'aspetto più evidente della pellicola è il mettere alla berlina la pseudo-cultura di facciata di cui fanno vanto con risultati ridicoli gli appartenenti alla classe della media borghesia (vale a dire Fantozzi e gli altri impiegati). Questa incultura della classe media è sfruttata dai membri delle classi elevate, che sono capaci invece di elaborare dei codici di comportamento a cui sono estranei i membri della classe media, i quali si ritrovano a scimmiottare i primi senza averne i mezzi (non solo materiali).
Da questo contrasto emergono due tipi diversi di umorismo: quello ottenuto dalle gaffe di Fantozzi e degli impiegati che cercano di conformarsi ai codici di comportamento della classe dominante (l'esempio più lampante: la gag in cui Fantozzi partecipa alla cena di gala senza conoscere le regole del galateo), e quello che nasce dal comportamento eccentrico degli appartenenti alle classi alte, talmente etereo e avulso dalla realtà da risultare buffo e strampalato.
Dal conflitto di classe messo in scena nel film emerge il ritratto disincantato di una società statica e formata da classi chiuse, dominata da una casta di stampo aristocratico ed ereditario che non riesce a considerare i membri della classe media come esseri umani della stessa specie. Le risate suscitate da "Il secondo tragico Fantozzi", a ben vedere, dovrebbero essere amare.
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