Foto di famiglia
Regia di Ryōta Nakano
Giappone, 2020
Nel
film "Foto di famiglia" viene ripercorsa la vita del fotografo
giapponese Masashi Asada, realmente esistente. Il regista Ryōta Nakano
va alla radice della passione travolgente di Asada per la fotografia,
nata in tenera età vedendo il padre che scattava foto da dilettante, e
poi racconta come questa passione si è impossessata di lui, portandolo a
studiare fotografia all'università e poi a fare di tutto per diventare
un professionista. La vita di Asada, come quella di tutti i giapponesi
contemporanei, viene però segnata da un evento catastrofico, il
terremoto del 2011 (quello del disastro della centrale nucleare di
Fukushima), che lo spinge per qualche tempo a smettere di scattare
fotografie per svolgere un'altra attività legata alla sua passione:
cercare gli album fotografici fra le case distrutte dallo tsunami,
pulire le foto dal fango, ed esporle in una scuola elementare adibita a
centro per i soccorsi affinché i proprietari sfuggiti alla devastazione
possano trovarle e riprenderle.
Il motivo di
interesse più immediato del film è l'attività in sé svolta da Asada, sia
quando scatta le fotografie (sono davvero particolari, e una buona
parte della pellicola mostra come e perché le realizza) sia quando fa
volontariato.
Ma il film non si ferma certo a questo.
Dall'opera emerge in modo forte e nitido cos'è la fotografia per Asada e
quanto bruci dentro di lui la sua passione. Da questo punto di vista
c'è una sequenza chiave che dice molto. Avendo saputo che il sogno non
realizzato di suo padre era fare il pompiere, Asada decide di
fotografarlo in uniforme mentre armeggia attorno a un camion dei vigili
del fuoco. Il fotografo dice in modo chiaro ed esplicito che così
facendo il padre coronerà il sogno di essere un pompiere. Per lui c'è
un'equivalenza fra il fare parte del corpo dei pompieri e il posare come
pompiere in una fotografia. Una concezione così radicale può spiazzare,
e lì per lì, durante la visione del film, non riuscivo a credere che
potesse avere pronunciato delle parole così forti. Il tema viene però
ripreso nel corso del film, e la visione di Asada - anche per chi non la
condivida dal punto di vista filosofico - acquista solidità e una sorta
di credibilità. Sono la commozione e il trasporto di Asada quando
fotografa una famiglia con un figlio malato terminale e un'altra senza
più il padre morto a causa dello tsunami cha danno forza alla sua
visione della fotografia e possono farla apprezzare comunque come
rispettabile anche da chi non sia della stessa opinione. Ma il rispetto
per il protagonista nasce anche dal coraggio con cui sceglie di dedicare
la sua vita alla fotografia - documentato nella prima parte del film -
intraprendendo in giovane età una strada costellata di fallimenti che
potrebbe benissimo culminare con l'insuccesso.
"Foto
di famiglia" è un film carico di emozioni, nel quale il regista ha
volutamente portato all'estremo alcuni elementi propri della commedia
(nella prima parte del film) e altri del dramma (nella seconda parte),
crendo attimi di forte commozione. Non si tratta però di un modo
facilotto e stucchevole di strappare una lacrima allo spettatore.
Secondo me, al contrario, questa drammaticità, così come la commedia, è
una patina sotto la quale va cercato l'amore profondo di Asada per la
fotografia e l'impatto della fotografia sulla sua vita. Non a caso il
film ha il tono della commedia quando la vita di Asada è allo sbando,
mentre diventa un dramma quando sotto sotto il protagonista è più solido
e maturo.
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