Ennio Doris - C'è ancora domani
Regia: Giacomo Campiotti
Con Massimo Ghini, Lucrezia Lante Della Rovere, Elles Case, Anis Gharbi, Alessandro Bertolucci, Daniel Santantonio, Emma Benini
Jack Ma è un miliardario cinese che qualche anno fa ha organizzato un concerto al quale ha costretto a partecipare i dipendenti delle sue industrie. Salito sul palco, con sprezzo del ridicolo ha imitato il balletto di Michael Jackson, ricevendo il plauso del pubblico costretto a gradire.
Di primo acchito questo pessimo "Ennio Doris - C'è ancora domani", film agiografico sul banchiere che all'inizio degli anni Ottanta fondò la banca Mediolanum in società con Silvio Berlusconi, mi ha ricordato il concerto di Jack Ma.
Per quale motivo qualcuno si è preso la briga di confezionare un film nel quale viene santificato un banchiere socio di Silvio Berlusconi? La prima risposta che mi sono dato, pensando a Jack Ma, è stata "Per culto della personalità e per mania di grandezza per interposta persona". E' una risposta plausibile, tuttavia guardando il film ho notato l'assenza di due dettagli storici non trascurabili, sui quali è stato fatto calare un velo di silenzio.
Ennio Doris sostiene che fu spinto a contattare Silvio Berlusconi dopo avere letto una sua intervista pubblicata su Capital nel maggio del 1981, nella quale l'imprenditore milanese aveva affermato "Se qualcuno ha un'idea e vuole diventare imprenditore, mi venga a trovare. E se l'idea è buona ci lavoriamo insieme". Ebbene, il 21 maggio di quello stesso mese fu reso pubblico l'elenco degli affiliati alla loggia P2, di cui come è noto faceva parte Berlusconi. L'altro dettaglio riguarda i possibili collegamenti di Berlusconi con Cosa nostra e l'origine opaca dei capitali investiti nella sua attività imprenditoriale.
Si tratta di particolari non trascurabili, quando si racconta la vita di un uomo che fondò una banca assieme a Silvio Berlusconi. Tacere completamente su questi aspetti stride con l'immagine di uomo limpido che vogliono dare di Ennio Doris gli autori del film, e anche che Ennio Doris vuole dare di se stesso (visto che il film è tratto da un suo libro autobiografico).
Penso sia la cappa di silenzio su questi aspetti della vita di Berlusconi che dà un vero senso al film: un'operazione di pulizia e lucidatura del berlusconismo attraverso l'agiografia di un braccio destro di Berlusconi, una ricostruzione fiabesca volta ad anestetizzare lo spirito critico del pubblico e ad arginare indagini più critiche.
La sensazione è che nessuno dei partecipanti a questo progetto credesse in quello che faceva: recitazione da spettacolo teatrale della parrocchia, fotografia da pubblicità del Mulino Bianco, regia da sceneggiato televisivo di serie Z. Un'operazione del genere è talmente artefatta e avulsa dalla realtà che potrebbe generare un risultato opposto a quello auspicato da chi ha prodotto il film.
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