28 giugno 2017

Marie Antoinette di Sofia Coppola






Marie Antoinette

Un film in costume diretto da Sofia Coppola


Marie Antoinette (2006) segna il ritorno alla regia della figlia d'arte Sofia Coppola dopo il successo di Lost in Translation che le è valso l'Oscar alla migliore sceneggiatura originale nel 2004. Questa volta Sofia Coppola sceglie di mettere in scena una biografia in costume di un personaggio controverso del Settecento francese, la regina Maria Antonietta.
Vista in chiave di racconto di formazione, la storia prende il via alla vigilia delle nozze con il futuro Re di Francia Luigi XVI, quando Maria Antonietta, interpretata da una meravigliosa Kirsten Dunst, era un'ingenua quattordicenne cresciuta a Vienna in un ambiente distante da quello della Reggia di Versailles. L'inizio della pellicola è utilizzato proprio per sottolineare lo spaesamento di Maria Antonietta, proiettata nel lusso, nel formalismo e nella futilità che caratterizzavano all'epoca l'ambiente nobiliare francese.
Non si può fare a meno di notare che per tutto il film la vita di Maria Antonietta e degli altri nobili si svolge in una specie di campana di vetro nella quale il popolo non ha spazio. Prima del finale, quando il popolo inferocito assalta Versailles, ci sono poche eccezioni:
• il Re che fa mettere ai ceppi un servitore;
• Maria Antonietta che si sorprende perché fra il popolo corre voce che abbia detto la famosa frase "Se non c'è pane mangiate le brioches";
• il Re che introduce a corte la sua amante, una donna del popolo che in passato aveva fatto la prostituta.
L'amante del Re, cioè il padre di Luigi XVI, è l'unico personaggio popolano di una certa importanza. Sofia Coppola la inserisce nella pellicola proprio per mostrare la distanza che c'è fra lei e la classe nobiliare. La frattura fra la nobiltà, e Maria Antonietta in particolare, e il popolo non viene mai ricucita, nemmeno quando la protagonista viene fatta prigioniera e portata a Parigi per essere ghigliottinata. Non a caso il film si conclude proprio con l'inizio del viaggio verso la capitale. È la fine di un mondo e l'inizio di un altro che non hanno nessun punto in comune.